Adoro mutare i tempi quando scrivo.
Forse perchè sto a scrivere di un passato
che è molto presente e un po’ anche futuro.
Il remoto lo uso anche se parlo di dieci minuti fa (*)
Stravedo per l’imperfetto.
Certo, fo attenzione alla consecutio.
Non tanto perchè qualche amica potrebbe
storcere il naso.
Non sono così attenta agli altrui furori.
Lo faccio pensando a Gina e un po’ anche a Mattia.
Potrebbero venirmi in sogno
E allora sì, sarebbero dolori.
Il secondo era più carino e mi diceva
Sta’ attenta alla consecutio temporum, mia piccola Milena.
La prima per un congiuntivo sbagliato
poteva mandarti a letto senza cena.
Poteva, non avrebbe potuto.
Perchè Lei poteva. Poteva proprio.
M.A.C.
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Il remoto può essere anche un modo. per dire.
Esempio:
Se tu mi dici qualcosa ora, ma proprio ora ora
E io ti rispondo: che dici?
Forse non ho sentito, per via dell’acufene.
Se invece ti rispondo: che hai detto?
Forse voglio sentirlo ancora.
Se invece ti dico: che dicesti?
Probabile tu abbia detto un’emerita minchiata.
Forse, eh!
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